
Mentre gli incentivi agli investimenti delle Imprese di Transazione 5.0 faticano a decollare i loro antenati, etichettata come 4.0, corrono più del previsto. I calcoli sono in corso, e al momento non circolano numeri ufficiali: me le cifre che, a quanto risultano a Il Sole 24 Ore, si stanno valutando nelle stanze del Mef parlano di sconti fiscali utilizzati nei primi nove mesi dell’anno per circa 6.5 miliardi di euro, a un ritmo che porterebbe il contrario a fine 2024 intorno a quota 7,5-8 miliardi. Cioè almeno 3 miliardi in più rispetto alle stime scritte a suo tempo dal ministero dell’Economia nelle relazioni tecniche, che per quest’anno prevedevano una riduzione di gettito da Transizione 4.0 da 4,6 miliardi.
La questione è stata affrontata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con un’informativa all’ultima riunione del consiglio dei ministri di cui però finora non è trapelato nulla fuori dalle stanze di Palazzo Chigi. Ma il dossier è sotto gli occhi degli addetti ai lavori da tempo, perché fin dai primi mesi dell’anno i crediti d’imposta di Transizione 4.0 avevano mostrato un andamento più vivace delle attese. Solo nei primi tre mesi del 2024 il costo di cassa della misura si era attestato intorno a 3,3 miliardi, assorbendo quindi in un solo trimestre il 70% delle cifre messe a preventivo per l’intero anno. Non solo: un primo sforamento rispetto alle stime si era già registrato nel 2023, quando il contatore era arrivato a 7,6 miliardi contro i 5,8 delle previsioni. Fino ad allora, però, il problema era relativo, dal momento che a causa anche in quel caso di avvio più fiacco di quel che era stato ipotizzato sulla carta il conto complessivo era arrivato a 12,5 miliardi, restando quindi sotto di 900 milioni ai 13,4 miliardi previsti per i primi tre anni di vita della misura. Ora non è più così. Se le ipotesi di queste ore saranno confermate, il 2024 si chiuderà almeno 3 miliardi sopra le attese, portando dunque sopra i 2 miliardi lo sforamento complessivo del 2021-24.
La mente di molti corre inevitabilmente al Superbonus, ma il paragone non regge. Per le cifre in gioco, com’è ovvio, che fortunatamente sono solo una frazione di quella volate intorno ai crediti d’imposta per l’edilizia. E perché non si attende la catena infinita di sorprese negative prodotte senza sosta dal 110 per cento. La situazione insomma non è fuori controllo, e i tecnici lavorano alle eventuali contromisure da adottare.
A pesare sulla dinamica di questi mesi può essere stato anche il mancato effetto sostituzione con Transazione 5.0, finanziata dal Pnrr, che secondo gli osservatori avrebbe dovuto entrare decisamente in campo in questi mesi riducendo l’impatto della vecchia misura coperta da fondi domestici. Così però non è stato, perché la nuova generazione di incentivi fiscali sta vivendo una fase di avvio molto più lunga e travagliata rispetto alle ambizioni fiscali, con molte aziende alle prese con procedure estremamente complesse. L’innalzamento del livello di attenzione – che riguarda tra l’altro anche i bonus fiscali per la ricerca – si evince anche alla doppia consultazione pubblica lanciata dal Mef il 22 ottobre. La prima è dedicata proprio agli incentivi per i beni materiali 4.0 per l’acquisto di beni strumentali, la seconda ai crediti d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, in innovazione e design e ideazione estetica. Entrambe si chiuderanno il 19 novembre. In particolare, il ministero chiede alle imprese in che modo ritengono che le misure, <<tenendo conto dei vincoli di bilancio pubblico>>, posano essere migliorate in termini di semplificazione amministrativa, miglioramento dell’efficacia, sinergia con altri incentivi per gli stessi investimenti. E intende sapere se l’utilizzo dell’agevolazione ha reso necessario effettuare rettifiche o integrazioni alle dichiarazioni dei redditi già presente. Non solo. Nel caso dei beni 4.0, nel questionario viene chiesto se e quanto l’incentivo ha davvero influito nella scelta di investire, se dunque l’investimento è stato davvero addizionale; quali effetti positivi ne sono derivati per l’attività aziendale e, infine, quali fonti di finanziamento sono state utilizzate per l’investimento.
FONTE: https://www.ilsole24ore.com/