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7 Maggio 2025

IMPRESE IN PRESSING SU 5.0; ” SERVONO QUATTRO MESI IN PIU”

«Ora le commesse dall’Italia arrivano. Ma serve più tempo, altrimenti in un paio di mesi si ferma tutto». Ordini segnalati dal presidente di Ucimu-Sistemi per produrre Riccardo Rosa, che per i produttori di macchine utensili da qualche settimana si sono fatti in effetti più robusti, esito dei chiarimenti forniti sui bonus di Transizione 5.0 e delle relative novità inserite in Legge di Bilancio. E’ comunque una piccola svolta rispetto a quanto accadeva all’inizio dell’anno, che ha rilanciato le commesse nazionali delle macchine utensili del primo trimestre, balzate in avanti di oltre il 70% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Il punto è però relativo ai tempi di Transizione 5.0 con la scadenza di fine anno della misura a rappresentare un vincolo evidente per impianti spesso customizzati che richiedono svariati mesi di progettazione e lavorazione.

«Per poter sfruttare al meglio questo momento di ripartenza del mercato, aggiunge Rosa, chiediamo di prolungare la misura Transizione 5.0 di quattro mesi, fino ad aprile del 2026, in modo da permettere alle imprese di accettare altri ordini. Diversamente, presto sarà impossibile prendere nuove commesse di questo genere, perché nessuna azienda vorrà assumersi il rischio di pagare una penale in caso di consegna ritardata oltre il 31dicembre, clausole che i clienti stanno iniziando a chiedere».

Presse, piegatrici e laser che sono in vetrina a Milano nella 23esima edizione della rassegna Lamiera, forte di oltre 400 espositori e di più di 500 macchine funzionanti.

Comparto di grande forza competitiva «strategico per l’intera manifattura nazionale», ha ricordato nell’inaugurazione il presidente di Fiera Milano Carlo Bonomi – che sia in termini di produzione che di export è al secondo posto mondiale alle spalle della sola Cina e ampiamente davanti alla Germania, forte di quasi il13% del mercato mondiale con una produzione di 2.9miliardi di euro.

Resta comunque il tema dei dazi, che nel settore della deformazione vanno a colpire negli Stati Uniti il primo mercato di sbocco, in grado nel 2024 di assorbire impianti italiani per 322 milioni di euro ovvero il18% dell’export totale per questa categoria.

«In precedenza -spiega Rosa-i dazi nei confronti delle nostre macchine erano nell’ordine di qualche punto percentuale mentre ora nella fase transitoria siamo al 10%. Sul mercato statunitense al momento siamo certamente meno penalizzati; non è detto che i nostri costruttori non siano in grado anche in questo quadro di ritagliarsi spazi di mercato aggiuntivi». Se nel 2024 il contesto geopolitico ha inciso negativamente sull’attività di circa il 70% delle aziende del comparto, nel 2025, la quota delle aziende che dichiara di prevedere difficoltà si ferma al 61%. Parallelamente, il 10% del totale afferma che l’instabilità potrebbe offrire vantaggi competitivi interessanti.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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